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IL TRENTINO-ALTO ADIGE/SUDTIROL
Il cammino della sua autonomia attraverso il suo territorio, i suoi borghi, le sue genti.
A cura di Giuseppe Tasin
Ogni terra ha una sua storia peculiare. La nostra regione presenta delle caratteristiche territoriali, sociali, economiche particolari che la rendono unica nel panorama di quel territorio denominato “penisola italica”.
Luogo di transito e punto d'incontro fra le popolazioni appartenenti alle due grandi aree culturali situate a nord e a sud delle Alpi. Terra di frontiera, dunque, che vede, da sempre, un confronto tra lingue e culture diverse, ma anche terra che ha saputo mantenere nei secoli un'unità culturale e di costume che l'hanno portata all'attuale forma di autonomia che la governa.
Terre povere, vallate impervie, terre di frontiera, abbiano detto, ma cruciali per i collegamenti tra la penisola italica e il resto d’Europa. L’imperatore Claudio aveva compreso questa posizione strategica facendo costruire, tra il 15 e il 50 dopo Cristo la Via Claudia Augusta Altinate, una strada carrabile che raggiungeva Resia e il Danubio e la Via Claudio Augusta Padana che dai porti dell’Adriatico, si ricongiungeva, attraverso la Valsugana alla Via Claudio Augusta Altinate nei pressi di Trento.
Genti soggette a processi di integrazione diversi tra loro, dove area tedesca e area italiana sono state alternativamente soggette a processi di assoggettamento politico, culturale, linguistico afferenti all’area tedesca e latino/italica. Oggetto di divisione solo perché abitanti a poche centinaia di metri l’uno dall’altro. Genti che hanno saputo mantenere salde le proprie usanze, la propria identità culturale, i propri miti nonostante i continui cambiamenti politici; genti che hanno saputo rapportarsi e radicarsi al proprio territorio come un tutt’uno ad esso e non solo come fruitori di spazio; genti che hanno saputo rivendicare sempre e comunque la propria autonomia culturale prima e politica poi. Genti che hanno saputo stringere un connubio con il proprio territorio, radicandosi ad esso e in un processo di sfruttamento rispettoso delle terre, degli spazi e delle risorse sigillare un patto di reciproca convivenza.
La mostra “Il Trentino Alto Adige Südtirol: Il cammino dell’autonomia attraverso il suo territorio, i suoi borghi, le sue genti” voluta e sostenuta dall’Assessora Regionale al Patrimonio Waltraud Deeg e dalla Giunta Regionale, presenta l’esposizione di 82 opere di 52 artisti locali o che hanno voluto, omaggiare la nostra regione. Le opere sono una parte della Collezione della Regione Trentino Alto Adige/Südtirol che conta poco meno di 2000 pezzi, molti di grande pregio quali i Depero e il Dallabrida qui esposti. Attraverso queste tele e sculture si vuole raccontare la storia della Regione Trentino Alto Adige e celebrare il territorio regionale con le sue montagne, in gran parte dichiarate patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, le sue risorse naturali, il legname delle foreste alpine, i corsi e specchi d’acqua pura provenienti da ghiacciai e nevai perpetui e dai picchi rocciosi, con la terra e i suoi prodotti. Terra con la quale l’uomo ha stretto un connubio di mutuo e reciproco rispetto. Terra che fornisce all’uomo i prodotti per il suo sostentamento: vino, olio, frutta, ortaggi, grano, e fieno per gli animali. Uomo che ha costruito le sue case rispettando al massimo l’ambiente perché conscio che questa è la sua vera casa. Quindi gli isolati masi, i ridenti borghi alpini, le piccole città a misura d’uomo, si inseriscono in un ecosistema che cerca di mantenere inalterati degli equilibri fondamentali per l’uomo e per il territorio. Equilibri che si ritrovano nella pacifica convivenza di gruppi linguistici diversi: italiano, tedesco, ladino, mocheno, cimbro.
Le opere presentate in mostra intendono celebrare questo stretto legame tra il territorio e le genti che lo abitano e coprono un arco temporale che va dal 1925 con August Von Meissl e Giuseppe Sannicolò, al 2020 con Aaron Kosova, passando per numerosi artisti locali e non solo, più o meno noti, che hanno voluto rappresentare, secondo al loro visione, la nostra regione.
La mostra è introdotta da un’opera dell’artista valsuganotto, Giuseppe Angelico Dallabrida “Veduta di San Michele” che riassume in se l’essenza della mostra stessa: sintesi perfetta tra il territorio, rappresentato dal fiume Adige e dai monti circostanti con le campagne nella vallata che si inoltra verso Bolzano, i luoghi di vita dell’uomo rappresentati dalla borgata di San Michele con la sua chiesa e il suo castello, l’uomo che nella sua barca rema lungo le acque placide del fiume della vita, in sintonia con l’ambiente che lo circonda e che domina e si lascia dominare fino a quando saprà rispettarlo e amarlo.
Questa opera è affiancata da una statuina: “Tobiolo” di Eraldo Fozzer. Nel libro di Tobia l’Angelo Raffaele venne invocato da Tobi, uomo giusto e povero, affinchè accompagnasse suo figlio Tobia, chiamato Tobiolo, a riscuotere un credito di dieci talenti d’argento contratto 10 anni prima. Durante il viaggio Raffaele indicò a Tobia la strada più sicura e lo salvò più una volta senza mai rivelarsi come angelo se non alla fine della vicenda, Come dal racconto bibblico,Tobiolo reca in mano un pesce che l’angelo gli ha fatto catturare nel Tigri salvandolo dal morso che l’animale stava per infliggergli al piede. Con la bile del pesce, Tobiolo guarirà il padre. Ecco quindi il viaggio, il cammino travagliato che i popoli di questa regione, proprio come Tobiolo, hanno percorso nel tempo e le esperienze maturate diventano risorse per riaffermare la continua ricerca di autonomia e la cecità dell’oblìo che deve essere prevenuta per le prossime generazioni.
L’esposizione è divisa in quattro sezioni. La prima sezione è introdotta da un’opera di Fortunato Depero, “Natura morta”. Una particolarità di questo dipinto è l’essere realizzato sul retro di un frammento dell’insegna del vecchio Grand Hotel Bristol di Merano, demolito nel 1925 circa. Esistono varie testimonianze fotografiche, ma tutte in bianco nero. Per ricostruire la cromia dell’insegna si deve far riferimento a questo dipinto.
In questa sezione, visiteremo le montagne e i candidi ghiacciai perenni del Trentino e dell’Alto Adige, ci soffermeremo ad ammirare le limpide acque dei laghi alpini, ci immergeremo nelle foreste e nei boschi alpini costeggiando rivi e laghetti nei suoni più veri della foresta e nel canto sommesso delle fronde mosse dal vento, e alla fine del sentiero, come d’incanto, ai nostri occhi si riveleranno le morbide e profonde vallate in uno spettacolo di colori e luci ineguagliabile.
Racconteremo della prima strada, la Via Claudio Augusta, dell’antropizzazione del territorio e con essa dell’inizio della cristianizzazione di questi territori.
Nascono, si sviluppano e vivono i masi, i borghi, le città nel profondo rispetto dell’antico patto di convivenza tra natura e umanità, come evidenziato nella seconda sezione introdotta da un’altra opera di Depero, “Polenta a fuoco duro”. Visiteremo pezzi di storia, passeggeremo nelle vie di borghi e città, ma anche di masi e piccoli villaggi, scopriremo una valle incantata e ai nostri occhi apparirà la grande ruota del mulino che muove la macina del grano come la sega della segheria, il mantice del fabbro-ferraiolo e il telaio del tessitore.
La terza sezione introdotta da un altro Depero “Tornio e telaio” ci ricorda che in questi villaggi, in questi borghi, in queste città, l’uomo vive la sua vita, coltiva la terra, va a caccia, scambia le sue merci nei mercati delle città, omaggia i suoi pari, erige le sue chiese a celebrazione dei suoi dei, stabilisce le proprie forme di governo, protegge e cura il suo bene primario: la sua autonomia. Vi faremo conoscere alcuni personaggi famosi, ma anche umili contadini e lavoratori. Ammireremo la fierezza degli abitanti di queste valle nell’indossare gli abiti tipici della loro cultura e tradizione.
E la quarta sezione è dedicata all’Autonomia qui rappresentata da una figura coperta da un mantello rosso stagliata in un paesaggio azzurro, a significare che il concetto di autonomia va scoperto e svelato gradualmente, con costanza, determinazione e profondo rispetto per chi siamo stati, siamo e saremo.
A testimonianza del cammino fatto dalle popolazioni di questa Regione alla ricerca della propria autonomia, passando per la rivolta di Castelfirmiano e la “Notte dei Fuochi” incontreremo Alcide Degasperi e con lui altri simboli dell’autonomia e identità regionale quali la copia dell’accordo Degasperi Gruber, le Gazzette Ufficiali riportanti lo statuto del 1948 e del 1972.
Nella sala troneggierà anche Il gonfalone della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol con lo stemma concesso con DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 21 marzo 1983:”Concessione di uno stemma e di un gonfalone alla Regione Trentino-Alto Adige”. Il gonfalone è simbolo di unità nel rispetto profondo dell’autonomia delle Province di Trento e Bolzano.
Chiude l’esposizione un dipinto di Senesi rappresentante tre uomini di tre età diverse. A significare che l’autonomia non è qualcosa di statico, ma va ricercata, amata, coltivata come la famiglia. Silvius Magnago riassunse questo concetto nella frase
“L’autonomia non è qualcosa di statico, ma deve essere concepita come qualcosa di dinamico, e capace di adattarsi ed evolversi nel tempo” proprio come la persona”.