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“L’arte che illumina i Palazzi INPS” si propone di esportare le opere racchiuse nei palazzi dell’INPS, l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, sul territorio, perché possano essere fruite dalla cittadinanza a cui di fatto appartengono essendo esse patrimonio della Pubblica Amministrazione.
L’INPS, nei palazzi di Trento custodisce alcune opere di notevole interesse, in particolare alcune incisioni di Bruno Colorio che raccontano la vecchia Trento. Quella Trento di quando il fiume Adige percorreva ancora l’attuale via Torre Verde per lambire il Castello del Buonconsiglio; di quando il fermento del Concilio Vaticano del 1545, protrattosi fino al 1563, aveva contagiato la città e il Duomo, con annesso attuale palazzo che ospita il Museo Diocesano, erano il fulcro della religiosità; di quando il Palazzo delle Albere era ancora nel suo massimo splendore; di quando le barche ancora attraccavano al molo sull’Adige nei pressi della Torre Vanga con il ponte di San Lorenzo ancora in legno e coperto che collegava le due sponde del fiume integrando nella città la chiesa di Piedicastello e dovi si pagava dazio per entrare nel perimetro delle mura.
Ma Bruno Colorio non è solo incisioni, è anche pittura, una splendida ragazza sui toni del rosso ci guarda con i suoi occhioni verde mare quasi volesse indagare il nostro animo. Le sue nature morte ed un suo paesaggio completano poi l’elenco delle sue opere esposte.
Altro pittore degnamente rappresentato è Carlo Bonacina, padovano di nascita, ma trentino nel cuore e nell’anima, con le sue “lavoratrici” , un’opera di generose misure raffiguranti tre donne intente a confezionare dei tessuti. Sempre di Carlo Bonacina anche “il Molo”, una raffigurazione molto luminosa di un molo con un binario ferroviario che si perde nell’infinito del mare verso un orizzonte rosato. “Fiori in ambiente” è l’ultima opera presente in mostra di questo artista, un vaso verde che contiene un mazzo di fiori colorati appoggiati su un piano che sembra essere una sedia, un omaggio allo spettatore?
Non mancano poi Marco bertoldi con una natura morta raffigurante delle bottiglie e della frutta, Romano Conversano con le sue “Case Bianche”, un acquerello sui toni dell’azzurro-verde rappresentante uno scorcio di paese attraverso delicate velature e trasparenze. Ovviamente in questa rassegna non poteva mancare Guido Polo con una delle sue donne dal viso sempre serio, pensieroso, enigmatico che costantemente interroga lo spettatore lasciando più punti di domanda che risposte.
Cesarina Seppi ci presenta qui, “Lago trentino”, un olio su tela dai toni del blu-verde rappresentante un tipico lago alpino, paesaggio tanto caro all’artista.
Completano la rassegna alcune opere che sono riprodotte in fotografia poiché per tipologia o dimensioni non hanno consentito il loro trasporto. Ci riferiamo in particolare al mosaico di Cesarina Setti in pasta vitrea che rappresenta la Città di Trento racchiusa dalle mura lambite dal fiume Adige. Quest’opera richiama immediatamente alla mente i mosaici della stessa Cesarina Seppi che fanno bella mostra sopra le biglietterie della stazione ferroviaria di Trento e che raccontano il Trentino.
La xilografia di Remo Wolf racconta i mestieri trentini, il susseguirsi delle stagioni e la centralità della previdenza nell’ambito del lavoro, non a caso il titolo dell’opera è “Lavoro e previdenza e panorami trentini”. Eraldo Fozzer è rappresentato con la fotografia di una sua statua bronzea di notevole peso “la maternità” rappresentante una donna in atteggiamento di protezione e sostegno verso i suoi due bambini.
Concludiamo infine con l’opera di Luigi Degasperi “Il Lavoro” che è anche la copertina di questa mostra. Si tratta di una installazione in ceramica modellata e dipinta di 200 cm per 140 cm, che rappresenta varie situazioni lavorative che spaziano dai mestieri manuali alle professioni intellettuali ala religiosità. Una sintesi perfetta dell’attività umana.
La mostra, poi, presenta 18 tavole fotografiche che raccontano gli scrigni dove sono custodite queste opere, ovvero i Palazzi che INPS occupa a Trento. Quello forse più noto di Via Orfane angolo Piazza Santa Maria Maggiore e quello un po’ meno noto, ma non per questo meno significativo di Via Rosmini angolo Via Verdi. Tre fotografie sono dedicate anche ai lavori archeologici e di scavo che hanno recuperato parte della mura cittadine sotto il palazzo di Via Rosmini.
Giuseppe Tasin